
Sommario
Principi sull’impugnazione di pareri non vincolanti dell’ANAC
Il Consiglio di Stato, sez. V, con la sentenza 22 dicembre 2022, n. 11200, ha ribadito alcuni principi fondamentali in tema di impugnazione di pareri non vincolanti dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione).
Impugnabilità delle delibere non vincolanti
L’impugnabilità di una delibera non vincolante dell’ANAC non è da escludersi in senso assoluto. Tale provvedimento potrebbe assumere connotazione lesiva quando, riferendosi alla fattispecie concreta, incide sulla sfera giuridica dei destinatari, essendo idonea ad arrecare un vulnus diretto ed immediato.
Valutazione della lesività
La ‘lesività’ di una delibera ANAC non va valutata in astratto o sulla base dell’inquadramento dogmatico del provvedimento. Occorre invece rilevare gli effetti conformativi che lo stesso produce, nell’immediato, nei confronti dei soggetti a cui è indirizzata.
Condizioni per l’impugnabilità
L’impugnazione di un parere non vincolante dell’ANAC può essere ammissibile quando il parere si riferisce a una fattispecie concreta ed è fatto proprio dalla stazione appaltante, la quale, sulla base di esso, ha assunto la relativa determinazione provvedimentale. In questi casi, l’impugnazione è consentita solo unitamente al provvedimento conclusivo della stazione appaltante che ne abbia fatto applicazione.
Criteri di valutazione dell’impugnabilità
Per stabilire l’impugnabilità di un provvedimento amministrativo, occorre valutare in concreto l’effetto che arreca nella sfera giuridica del destinatario e il modo in cui tale effetto possa arrecare pregiudizio alle posizioni giuridiche soggettive vantate dal destinatario.
Impugnabilità delle indicazioni dell’Autorità
A prescindere dall’inquadramento dogmatico (linee guida, parere, raccomandazione, vincolanti o meno), le indicazioni dell’Autorità sono impugnabili se assumono il ruolo di canoni oggettivi a cui conformarsi, determinando un effetto immediatamente lesivo nella sfera giuridica del destinatario. Questo avviene quando contengono vincoli conformativi puntuali alla successiva attività dei soggetti vigilati, senza lasciare facoltà di modulazione quanto al contenuto e all’estensione.
Natura dei termini nei procedimenti sanzionatori
La regola della natura ordinatoria dei termini procedimentali non si applica ai procedimenti che conducono all’adozione di provvedimenti lesivi o sanzionatori. In questi casi, i termini sono sempre perentori, anche senza un’espressa qualificazione normativa. La perentorietà è imposta dal principio di effettività del diritto di difesa e dal principio di certezza dei rapporti giuridici.
Esercizio della potestà amministrativa pregiudizievole
L’esercizio di una potestà amministrativa con conseguenze pregiudizievoli non può restare esposta sine die all’inerzia dell’autorità preposta. Essendo assimilabile all’esercizio di un’attività sanzionatoria, implica la perentorietà del termine per la conclusione del procedimento di natura sostanzialmente sanzionatoria.
Andrea de Bonis
Avvocato amministrativista, patrocinante in Cassazione e Giurisdizioni Superiori. Laureato con Masters alla Lumsa, esperto in appalti e contratti pubblici. Partner di 24 Avvocati e relatore universitario, pubblico articoli specialistici con un linguaggio chiaro e accessibile, rendendo il diritto comprensibile a tutti.