
L’agrivoltaico è una delle novità più interessanti nel campo delle energie rinnovabili. Questa tecnologia unisce la produzione di energia elettrica da fotovoltaico con l’attività agricola, permettendo di sfruttare al meglio il suolo e generare un guadagno extra per le aziende agricole.
Sempre più persone sono incuriosite dall’agrivoltaico, grazie a una maggiore sensibilità per l’ambiente e alla voglia di trovare nuove strade per diversificare il business agricolo. Però realizzare un impianto agrivoltaico non è una passeggiata: bisogna fare attenzione alle norme di legge, ottenere le autorizzazioni necessarie e fare bene i conti economici.
In questa guida, l’avvocato Andrea de Bonis, esperto in diritto amministrativo e dell’energia, si propone di fare chiarezza sul quadro normativo che regola l’agrivoltaico in Italia.
Se sei un imprenditore agricolo, un investitore o un professionista che vuole approcciare questa tecnologia, continua a leggere: troverai tutte le informazioni necessarie per valutare i vantaggi dell’agrivoltaico e muoverti con consapevolezza in questo nuovo scenario.
Sommario
- 1 Che cos’è un impianto agrivoltaico?
- 2 Normativa sull’agrivoltaico: quadro di riferimento
- 3 Requisiti per accedere alla definizione di agrivoltaico
- 4 Agrivoltaico avanzato e accesso a incentivi
- 5 Realizzare un impianto agrivoltaico: iter e autorizzazioni
- 6 L’agrivoltaico, un’opportunità da cogliere con il supporto legale adeguato
Che cos’è un impianto agrivoltaico?
Un impianto agrivoltaico è un sistema innovativo che combina la produzione di energia elettrica da fotovoltaico con l’attività agricola. A differenza dei tradizionali impianti fotovoltaici a terra, che occupano il suolo in modo esclusivo, l’agrivoltaico consente di sfruttare la stessa area sia per la generazione di energia che per le coltivazioni o il pascolo. Grazie alla particolare configurazione dell’impianto, è possibile utilizzare lo stesso appezzamento di terreno sia per generare elettricità pulita che per coltivare o allevare, senza compromettere la fertilità del suolo né la resa delle colture.
La caratteristica principale di un impianto agrivoltaico è la presenza di moduli fotovoltaici montati su strutture elevate da terra, a un’altezza tale da permettere il passaggio di macchinari agricoli e la crescita delle colture sottostanti. In genere, i pannelli sono disposti in file distanziate tra loro, con un’inclinazione e un orientamento studiati per massimizzare la produzione energetica e al contempo garantire un adeguato irraggiamento solare al suolo.
Oltre ai moduli fotovoltaici, un impianto agrivoltaico è composto da:
- Strutture di supporto dei pannelli, che possono essere fisse o dotate di sistemi di inseguimento solare per ottimizzare la produzione elettrica;
- Inverter per la conversione della corrente continua generata dai moduli in corrente alternata utilizzabile dalle utenze o immessa in rete;
- Cavi di collegamento tra i vari componenti dell’impianto e verso il punto di connessione alla rete;
- Eventuali sistemi di accumulo (batterie) per immagazzinare l’energia prodotta e utilizzarla nei momenti di maggior fabbisogno.
Rispetto a un classico impianto fotovoltaico a terra, l’agrivoltaico presenta alcune differenze sostanziali:
- I moduli sono montati a un’altezza maggiore da terra (solitamente tra 1,3 e 2,1 metri) per consentire la coltivazione o il pascolo sotto di essi;
- La disposizione dei pannelli è meno densa (solitamente si copre non più del 40% della superficie complessiva) per garantire un adeguato soleggiamento al suolo;
- Può essere dotato di sistemi di monitoraggio specifici per controllare l’impatto sulla produttività agricola e la continuità delle coltivazioni.
L’energia elettrica prodotta può essere utilizzata per soddisfare i fabbisogni energetici dell’azienda agricola, riducendo i costi in bolletta e aumentando l’autosufficienza energetica. In alternativa, l’elettricità in eccesso può essere venduta alla rete, generando un reddito addizionale per l’imprenditore agricolo.
L’integrazione tra fotovoltaico e agricoltura offerta dall’agrivoltaico rappresenta dunque un nuovo modello di sviluppo sostenibile per il settore primario, in grado di coniugare la valorizzazione delle produzioni agricole con la lotta al cambiamento climatico.
Normativa sull’agrivoltaico: quadro di riferimento
La normativa italiana in materia di agrivoltaico è stata progressivamente affinata per promuovere lo sviluppo di impianti che rispettino specifici requisiti ambientali e agricoli. I principali riferimenti legislativi includono:
- L’art. 65 del D.L. 1/2012, che introduce la definizione di “agrivoltaico avanzato”.
- Il D.Lgs. 199/2021, che disciplina l’individuazione delle aree idonee e i criteri progettuali.
- Le Linee Guida del MiTE pubblicate nel giugno 2022, che forniscono ulteriori dettagli sui requisiti tecnici.
Decreto Legge 1/2012
Il concetto di agrivoltaico fa il suo ingresso nell’ordinamento italiano con l’art. 65 del Decreto Legge 1/2012, che fornisce una prima definizione di questa tipologia innovativa di impianto. Secondo la norma, un impianto agrivoltaico è caratterizzato dall’adozione di “soluzioni integrative innovative con montaggio dei moduli elevati da terra, anche prevedendo la rotazione dei moduli stessi, in modo da non compromettere la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale“.
Questa definizione viene arricchita dal concetto di “agrivoltaico avanzato“, introdotto dai commi 1-quater e 1-quinquies dello stesso articolo. Tali disposizioni prevedono che, per accedere agli incentivi statali, l’impianto debba adottare soluzioni integrative innovative che consentano di preservare la continuità delle attività agricole e, al contempo, prevedere la realizzazione di sistemi di monitoraggio per verificare l’impatto sulle colture e sulla produttività agricola.
Aree idonee per l’agrivoltaico nel D. Lgs 199/2021
Un passaggio fondamentale per lo sviluppo dell’agrivoltaico è rappresentato dal D. Lgs. 199/2021, che recepisce la Direttiva RED II sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili. L’art. 20 del decreto prevede l’individuazione di aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili, attraverso un processo che coinvolge Stato, Regioni e stakeholder.
Secondo il decreto, le aree idonee per l’installazione di impianti agrivoltaici sono individuate sulla base di:
- Compatibilità territoriale, evitando superfici agricole di pregio o ecosistemi sensibili.
- Continuità agricola, privilegiando terreni già utilizzati per coltivazioni meno intensive o superfici marginali. Il decreto menziona esplicitamente la “possibilità di installazione di impianti agrivoltaici che consentano di preservare la continuità delle attività di coltivazione agricola o pastorale“
- Criteri di impatto paesaggistico, con particolare attenzione alle aree soggette a vincoli ambientali e paesaggistici.
Il D.Lgs. 199/2021 fornisce anche alcune indicazioni progettuali per gli impianti agrivoltaici, prevedendo che debbano adottare soluzioni che non compromettano la continuità delle attività agricole e garantiscano la restituzione del fondo al termine dell’operatività dell’impianto.
Linee Guida MiTE giugno 2022
A giugno 2022, il Ministero della Transizione Ecologica ha emanato delle Linee Guida specifiche per l’agrivoltaico, con l’obiettivo di fornire criteri uniformi per la progettazione, realizzazione e gestione di questi impianti.
Il documento, elaborato con il supporto di GSE, ENEA, CREA e RSE, definisce le caratteristiche tecniche che un impianto deve possedere per essere qualificato come agrivoltaico, distinguendo tra sistemi standard e avanzati. Per questi ultimi, vengono specificati i requisiti da rispettare per accedere agli incentivi statali.
Requisiti per accedere alla definizione di agrivoltaico
Le Linee Guida del MiTE fissano una serie di condizioni che un impianto deve rispettare per poter essere classificato come agrivoltaico e, conseguentemente, accedere ai meccanismi di supporto previsti.
In primo luogo, viene stabilito che almeno il 70% della superficie del sistema agrivoltaico deve rimanere destinato all’attività agricola, nel rispetto delle Buone Pratiche Agricole (BPA). Questa previsione mira a garantire che l’installazione dei pannelli fotovoltaici non sottragga un’eccessiva quota di terreno alla produzione primaria.
Inoltre, le Linee Guida introducono un parametro denominato LAOR (Land Area Occupation Ratio), che esprime il rapporto massimo tra la superficie occupata dai moduli fotovoltaici e la superficie complessiva del sistema agrivoltaico. Tale valore non può superare il 40%, al fine di assicurare un adeguato soleggiamento e la permeabilità del suolo alle colture.
Le Linee Guida definiscono anche una serie di accorgimenti progettuali e gestionali per preservare la continuità produttiva agricola durante tutta la vita dell’impianto. Tra questi, il mantenimento dell’indirizzo produttivo aziendale preesistente, l’adozione di sistemi di monitoraggio delle colture e della resa agricola, la possibilità di utilizzo di macchinari sotto i moduli fotovoltaici.
Il rispetto di questi requisiti non solo è necessario per accedere alla qualifica di agrivoltaico, ma rappresenta anche una precondizione per beneficiare degli incentivi e dei contributi pubblici specificamente previsti per questa tipologia di impianti.
Agrivoltaico avanzato e accesso a incentivi
Le Linee Guida del MiTE introducono una distinzione fondamentale tra impianti agrivoltaici standard e avanzati. Mentre i primi devono rispettare i requisiti minimi descritti nel paragrafo precedente, i secondi si caratterizzano per l’adozione di soluzioni tecnologiche più innovative e performanti, che li rendono idonei ad accedere a specifici meccanismi incentivanti.
Un impianto agrivoltaico può essere definito “avanzato” quando possiede le seguenti caratteristiche distintive:
- Moduli fotovoltaici elevati da terra, con un’altezza minima di 1,3 metri per consentire il pascolamento degli animali o di 2,1 metri per permettere la coltivazione con macchinari agricoli;
- Sistemi di inseguimento solare che orientano i moduli in base alla posizione del sole, massimizzando la produzione energetica e riducendo l’ombreggiamento al suolo;
- Soluzioni di agricoltura digitale e di precisione, come sensori per il monitoraggio delle colture, sistemi di irrigazione a goccia, controllo da remoto dei parametri agronomici;
- Utilizzo di moduli fotovoltaici bifacciali o semitrasparenti, che consentono una maggiore trasmissione della luce solare al suolo e una migliore integrazione architettonica dell’impianto.
Queste soluzioni tecniche avanzate permettono di ottimizzare le prestazioni del sistema agrivoltaico, sia in termini di produzione energetica che di resa agricola, e di massimizzare le sinergie tra le due attività.
Per accedere agli incentivi previsti per l’agrivoltaico avanzato, tuttavia, non basta dotarsi di questi accorgimenti progettuali. Le Linee Guida del MiTE stabiliscono infatti l’obbligo di installare sistemi di monitoraggio specifici, che consentano di verificare nel tempo la continuità e la produttività dell’attività agricola.
In particolare, il sistema di monitoraggio deve essere in grado di rilevare:
- L’effettiva destinazione agricola di almeno il 70% della superficie dell’impianto;
- Il mantenimento o l’incremento della produzione agricola, rispetto alla situazione ex-ante o a un benchmark di riferimento;
- La continuità nel tempo dell’attività agricola, attestata attraverso opportuni indicatori (ad esempio, ore di lavoro dedicate, quantità di prodotto raccolto, fatturato agricolo).
Inoltre, per gli impianti di potenza superiore a 1 MW, il sistema di monitoraggio deve anche misurare il risparmio idrico conseguito grazie all’adozione di pratiche di irrigazione efficiente rese possibili dall’impianto agrivoltaico (ad esempio, irrigazione a goccia, utilizzo di acque di recupero).
L’installazione e il corretto funzionamento del sistema di monitoraggio rappresentano un requisito imprescindibile per l’ottenimento dei contributi pubblici specificamente dedicati all’agrivoltaico avanzato. In sede di richiesta degli incentivi, il proponente è tenuto a presentare un progetto dettagliato del sistema di monitoraggio e a garantirne l’operatività per tutta la durata di erogazione del beneficio.
L’accesso agli incentivi è inoltre subordinato alla verifica periodica dei dati di monitoraggio da parte degli enti preposti (GSE, AGEA, Regioni). In caso di riscontro di anomalie o di mancato rispetto dei requisiti minimi di continuità agricola, è prevista la decadenza dal beneficio o la rimodulazione dell’incentivo.
Realizzare un impianto agrivoltaico: iter e autorizzazioni
La realizzazione di un impianto agrivoltaico richiede il rispetto di una serie di adempimenti legali e l’ottenimento di specifiche autorizzazioni. Vediamo nel dettaglio i passaggi principali da affrontare sotto il profilo giuridico.
- Verifica della compatibilità urbanistica dell’intervento con gli strumenti di pianificazione territoriale vigenti (Piano Regolatore Generale, Piani Attuativi, ecc.). Occorre accertare che l’area individuata ricada in una zona idonea all’installazione di impianti fotovoltaici e che non sussistano impedimenti come ad esempio i vincoli paesaggistici.
- In base alla potenza dell’impianto, si dovrà richiedere il titolo autorizzativo previsto dalla normativa di settore. Per impianti di potenza superiore a 1 MW, è necessario ottenere l’Autorizzazione Unica (AU) dalla Regione o dalla Provincia delegata, attraverso un procedimento che coinvolge tutti gli enti interessati (Comune, Soprintendenza, Genio Civile, ecc.). L’AU sostituisce a tutti gli effetti ogni altro atto di assenso, autorizzazione o concessione necessari alla realizzazione dell’impianto. Per impianti di taglia inferiore a 1 MW, invece, si applica la Procedura Abilitativa Semplificata (PAS), che richiede una comunicazione al Comune accompagnata da una dettagliata relazione tecnica, da presentare 30 giorni prima dell’effettivo inizio dei lavori. Decorso tale termine senza opposizioni, l’intervento può essere avviato.
- Un passaggio fondamentale dell’iter autorizzativo riguarda la valutazione di impatto ambientale (VIA), a cui sono sottoposti obbligatoriamente gli impianti fotovoltaici con potenza superiore a 10 MW. Per impianti di taglia inferiore, la VIA può essere richiesta caso per caso, in base alle caratteristiche del progetto e alla sensibilità dell’area interessata.
- Ottenuto il titolo autorizzativo, prima di avviare i lavori occorre acquisire il permesso di costruire dal Comune, presentando il progetto esecutivo dell’impianto e la documentazione prescritta (elaborati grafici, relazioni tecniche, atti di assenso, ecc.). In alternativa, per impianti di limitate dimensioni, si può ricorrere alla segnalazione certificata di inizio attività (SCIA).
- Collaudo tecnico-funzionale dopo aver ultimato la realizzazione dell’impianto.
- Presentare al Comune la segnalazione certificata, attestante la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità e risparmio energetico. Contestualmente, andranno acquisite le certificazioni di conformità degli impianti alle normative di settore (certificato di collaudo statico, dichiarazione di conformità degli impianti elettrici, ecc.).
Un adempimento specifico per gli impianti agrivoltaici riguarda l’ottenimento della certificazione di rispondenza ai requisiti previsti dalle Linee Guida ministeriali, senza la quale non è possibile accedere ai meccanismi incentivanti dedicati. Tale certificazione deve essere rilasciata da un professionista abilitato e rinnovata periodicamente.
Infine, per la connessione dell’impianto e la vendita dell’energia, occorrerà stipulare specifici contratti con il gestore della rete (per l’allaccio e il servizio di misura) e con il GSE (per il ritiro dedicato o lo scambio sul posto), rispettando le condizioni tecniche ed economiche stabilite dall’ARERA.
L’agrivoltaico, un’opportunità da cogliere con il supporto legale adeguato
L’agrivoltaico rappresenta senza dubbio una delle frontiere più promettenti per conciliare la produzione di energia rinnovabile con la salvaguardia del territorio agricolo. Gli incentivi introdotti dal legislatore e la crescente attenzione verso questa tecnologia da parte degli operatori confermano le potenzialità di sviluppo del settore nel breve e medio termine.
Data la complessità dell’iter autorizzativo, è consigliabile affidarsi a un team legale specializzato, in grado di assistere il proponente in tutte le fasi del procedimento e di assicurare la conformità del progetto alle normative di settore. Uno studio legale con esperienza nel settore delle rinnovabili saprà individuare la strada più efficace per ottenere le autorizzazioni necessarie, interfacciandosi con gli enti coinvolti e curando la predisposizione della documentazione richiesta.
Anche nella fase di esercizio dell’impianto, il supporto legale risulta prezioso per assicurare il rispetto delle prescrizioni autorizzative e degli obblighi di monitoraggio previsti per gli impianti agrivoltaici, nonché per gestire eventuali contenziosi con il GSE o con i proprietari dei terreni confinanti.
Andrea de Bonis
Avvocato amministrativista, patrocinante in Cassazione e Giurisdizioni Superiori. Laureato con Masters alla Lumsa, esperto in appalti e contratti pubblici. Partner di 24 Avvocati e relatore universitario, pubblico articoli specialistici con un linguaggio chiaro e accessibile, rendendo il diritto comprensibile a tutti.